sabato 28 maggio 2011

Proiezioni giugno


Mercoledì 1 giugno ore 21.00 CHARVENSOD presso la biblioteca, fraz. Capoluogo n. 206
Venerdì 17 giugno ore 21.00 SARRE presso Municipio, Sala del Consiglio fraz. Tissoret n. 2
Giovedì 23 giugno ore 21.00 PONT-SAINT-MARTIN presso S.O.M.S. Società operaia di mutuo soccorso, via Chanoux n. 133 (sopra il bar "La Bodeguita")

mercoledì 4 maggio 2011

Date delle prime proiezioni


"Perchè si parte" Incontro tematico e anteprima del documentario Lunedì 9 maggio ore 17.00 CSV - Via Xavier de Maistre, 19. Presentazione del documentario Lunedì 9 maggio ore 21.00 Auditorium della biblioteca di Viale Europa.

Quattro storie di migrazione si intrecciano per raccontare le ragioni, oggi come ieri, della ricerca di un altrove in cui vivere. Al centro della narrazione c’è un quartiere di Aosta che negli anni ha accolto emigranti interni (veneti, piemontesi, calabresi soprattutto) e, più recentemente immigrati stranieri (marocchini, moldavi, rumeni, brasiliani). Un quartiere che si chiama Europa, che molti hanno imparato a chiamare “casa” e che altri hanno deciso e decidono di lasciare. Il film documentario, attraverso le parole di Tania, Ida, Giorgina e Giulia, pone l’accento sui tratti comuni dell’esperienza migratoria di ieri e di oggi e prova a indagare le motivazioni profonde, personali e collettive, di quella “irrequietezza” che, forse, come sosteneva Bruce Chatwin, caratterizza da sempre gli esseri umani.

Il mio quartiere si chiama Europa

Regia di Francesca Nota

Con Tania, Ida, Giorgina, Giulia, Mourad e Daniela

con la partecipazione di Paola Zaramella

Staff Orlando Bonserio, André Tognan, Alessandro Viale, Caterina Di Iulio, Nancy Borettaz e Arlène Lucianaz

Con la collaborazione di Viviana Rosi e Francesca Schiavon – Associazione culturale Solal

Musiche originali Luca Ventrice e Stefano Gini

Attrezzature riprese video e montaggio End s.n.c.

La realizzazione del documentario è stata possibile grazie al piano di intervento per l’attuazione di progetti in favore dei giovani bando di finanziamento “Giovani in MOTO” anno 2010 della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Si ringrazia l’Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta

domenica 27 febbraio 2011

Aosta - Parigi andata e ritorno



C’è chi resta e c’è chi va. Non sempre ci sono buoni motivi per una scelta o per l’altra. A volte sono le circostanze, in alcuni casi è l’amore per qualcuno che ti spinge a partire o a restare, altre volte alla base di tutto c’è la scoperta di un punto di vista che prediligi per osservare il mondo. In quest’ultimo caso puoi partire o fermarti senza che la tua vita cambi un granché. Per noi, ad esempio, in questo momento è così. Abbiamo una videocamera per viaggiare anche da fermi.

Quando abbiamo iniziato a pensare al documentario Il mio quartiere si chiama Europa ci è venuto in mente che raccontare la storia di un quartiere, anche di un quartiere piccolo in una piccola città come Aosta, significa provare a rivelare gli intrecci tra tante vite diverse, tra persone che nemmeno si conoscono, anche se hanno camminato o camminano per le stesse strade. Dal momento che il quartiere in questione è stato per molto tempo caratterizzato da una forte presenza di immigrati provenienti da varie regioni italiane, ci è venuto naturale pensarlo come un “altrove” in cui a molti, in epoche diverse, è capitato di venire a vivere. L’incontro con Tania, proprio in quel quartiere, e con la sua esperienza di emigrazione post laurea a Parigi ci hanno fatto capire che dopo un “altrove” ce n’è sempre un altro, che la medesima città, che rappresenta la meta di qualcuno, è per altri la casa da lasciare appena possibile con in tasca il sogno di una vita diversa e migliore, di un posto nuovo in cui stare.

Il fatto poi che questo quartiere, in questa piccola città del nord ovest italiano, si chiami “Europa” ci è subito sembrato un segno. In fondo, l’Europa nella sua astrattezza di entità politico-economica è anche il vasto territorio in cui ci è dato muoverci senza passaporto. Insomma, è la nostra California, un sogno di libertà a portata di mano. Prima c’era l’Italia e gli spostamenti da sud a nord, da est a ovest. Ora l’Europa ha dilatato i nostri confini mentali: partiamo ma contemporaneamente restiamo a casa.

Sarà, sì, anche una questione di “futuro rubato” ai giovani italiani, ma mettendo a confronto i racconti di emigrazione di un tempo con quelle dei ragazzi di oggi ci saltano agli occhi i tratti comuni, le aspirazioni simili al momento della partenza, il gusto per il nuovo, la fatica di una lingua diversa, le difficoltà ma anche la gioia e l’orgoglio di inserirsi nel posto in cui, per lavoro o libera scelta, ci si è trovati a vivere.

Tania e gli altri immigrati che stiamo ascoltando per realizzare il documentario ci hanno regalato un lessico provvisorio in cui è bandita la parola “straniero”, che invece grava come un pesante fardello sulle spalle dei cosiddetti “extracomunitari”. E altre parole come “casa” e “qui”, che indica sempre e comunque un presente lontano dalla terra d’origine, tracciano confini certi ma difficili da decodificare. “Ne vale la pena” è alla fine, secondo noi, il motto che meglio riassume una irrequietezza che, forse, come sosteneva Bruce Chatwin, caratterizza da sempre gli esseri umani ed è anche la “ragione” di tanti migranti di ieri e di oggi che ci piacerebbe riuscire a raccontare.

domenica 20 febbraio 2011

Perché si parte


C’è un bel libro, uscito da non molto, che si intitola Vivo altrove. Giovani e senza radici: gli emigranti italiani di oggi. Lo ha scritto Claudia Cucchiarato, nata a Treviso nel 1979, che dal 2005 vive a Barcellona. Come lei migliaia di giovani italiani hanno deciso e decidono ogni anno di lasciare l’Italia e andare a vivere altrove. I progetti migratori sono a volte casuali e a volte no, come scrive Claudia nel suo libro, dove racconta le storie di decine di ragazzi e ragazze che non abitano più nel nostro paese. Si può trattare di “fuga dei cervelli” ma anche di “fughe e basta”, di partenze nate dal desiderio di lasciare un’Italia noiosa, immobile, incapace di offrire ai giovani quello che più desiderano: un futuro degno di essere vissuto o almeno un presente che tenga conto dei gusti, dei desideri, dei bisogni di chi ha vent’anni o anche meno.

È sempre stato così? Tutti noi abbiamo impresse nella nostra mente le immagini dei migranti italiani di un tempo, spinti dalla povertà a lasciare la propria terra, costretti a inserirsi in città del nord Italia per lo più ostili nei confronti dei nuovi arrivati o a varcare le frontiere nazionali per sbarcare il lunario in Germania, in Belgio, in Francia e un po’ ovunque anche aldilà dell’oceano. I nuovi emigrati sono però altra cosa: niente valigie di cartone, nessun pianto alla partenza, nessun rimpianto dopo aver raggiunto la propria meta.

Perché si parte oggi? Perché Berlino, Parigi, Barcellona, Madrid, Londra, Oslo o New York, Cairo, Mumbai, Sidney? E perché non vivere a Terni, Catanzaro, Salerno, Ancona, Belluno, Pavia, Aosta e invece scegliere Roma, Firenze, Napoli, Bologna, Milano o Torino? Da dove nasce la voglia di non stare dove il caso ti ha fatto nascere?

Non abbiamo la pretesa di fornire risposte riguardo al fenomeno nazionale dei “giovani migranti”, ma ci piacerebbe dare il nostro contributo per realizzare una sorta di “mappatura del nomadismo giovanile”, in particolare per quanto attiene alla nostra regione. La Valle d’Aosta, lo abbiamo già ricordato, in tutto il Novecento è stata la meta scelta da veneti, friulani, piemontesi, emiliani, toscani, calabresi in cerca di una vita migliore, ma le sue montagne sono state anche il luogo di partenza di molti valdostani che si sono trasferiti all’estero, specialmente in Francia e in Svizzera, per sfuggire alle asprezze e alle difficoltà della sopravvivenza sulle Alpi.

Oggi la situazione è molto cambiata e la Valle d’Aosta non è certo una regione che non offre ai giovani possibilità di formazione e di lavoro più che accettabili. Eppure da qui, da Aosta e dai paesi di montagna, si continua a partire. Si parte per periodi di studio all’estero, si va via mentre si frequenta l’università grazie al programma Erasmus, ma anche prima e anche dopo si riempie lo zaino e si parte. E talvolta non si ritorna se non ogni tanto per trovare parenti e amici. Perché?

Aiutateci a capire perché i giovani valdostani partono, raccontateci le vostre storie di nomadismo, il vostro desiderio di lasciarvi alle spalle le montagne per andare a vivere nelle grandi città italiane o all’estero, in un’Europa che sempre più risulta essere una “casa comune” in cui sembra facile trovare il posto giusto per sé o in altri continenti di un pianeta che appare sempre più piccolo.

Ci interessano i vostri sogni, le vostre aspirazioni, i vostri progetti di vita. Più che le vostre esperienze “altrove”, noi vorremmo scoprire le vostre motivazioni, i pensieri e le speranze che vi hanno fatto battere il cuore quando avete deciso di comprare un biglietto del treno o di prenotare un volo e andarvene dalla Valle d’Aosta.

Scriveteci, mandateci foto e video. Diteci perché siete partiti dalla Valle d'Aosta o perché vi piacerebbe farlo.

martedì 8 febbraio 2011

Storie di viaggi che partono e arrivano al quartiere Europa



L’esperienza del viaggio, della ricerca di un luogo speciale che possa permetterci di realizzare i nostri sogni, che possa creare nuove opportunità per migliorarci, è comune a molte generazioni. Gli Italiani sono sempre stati un popolo di migranti, per necessità, per curiosità e per spirito d’avventura. Anche oggi molti giovani italiani esplorano il mondo seguendo diverse aspirazioni e molteplici direzioni, alcuni tornano e investono ciò che hanno imparato nel loro paese, altri, pur rimanendo affezionati all’Italia, si trasferiscono per più tempo nei luoghi d’adozione. Anche la Valle d’Aosta è una regione di migranti, è fatta di persone che partono e che sono partite nel passato e di persone che qui vengono a cercare nuove opportunità, a studiare e a lavorare. Tradizionalmente i valdostani sono emigrati soprattutto verso la Francia, anche stagionalmente, ma molti di loro hanno viaggiato anche verso l’America e l’Australia, per esempio.
In questo blog vogliamo raccogliere le storie dei viaggi, delle andate e dei ritorni, le avventure, i successi e le delusioni degli abitanti di un quartiere della città di Aosta. Il quartiere si chiama Europa e nel nome racchiude, forse, la sua vocazione internazionale, la sua ricchezza e l’incontro di tante persone diverse, di diversi paesi e di diverse età.

Siamo partiti dalla storia di Tania che oggi vive a Parigi ed è partita due anni fa proprio dalla sua casa al quartiere Europa, seguiremo la sua storia e, usandola un po’ come
fil rouge, ci faremo accompagnare nel suo quartiere alla ricerca di altre persone che hanno fatto la scelta di partire oppure di approdare in queste strade della piccola cittadina delle Alpi.